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le tentazioni 193

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L’altro proseguì:

— Siamo però entrambi ubbriachi davvero. Cosa ti pare? Siamo o non siamo ubbriachi? Io credo di sì.

— Anch’io.

— Andiamo a nasconderci, allora.

Passarono la notte all’aperto sotto un albero, una grande quercia attraverso i cui rami non vedevano certo brillar le stelle. Dopo lungo e pesante sonno, Antine fu il primo a svegliarsi: la testa gli doleva, le labbra aride e appiccicate erano amare come il succo dell’euforbia.

— Ah! — disse staccandole con lieve rumore, — mi sono ubbriacato. Che direbbe mio padre, se lo sapesse?

Ed ebbe vergogna, non per suo padre, ma per sè stesso. Ricordò subito le maligne insinuazioni di zio Pera:

— Bel sacerdote diventerai! Tu imprechi, tu parli male, tu...

— Ti ubbriachi! — gridò fra sè.

E tosto gli parve che sarebbe diventato davvero un cattivo sacerdote, e se ne rattristò.

Don Elia tenne la parola. Andò all’ovile con

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