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208 | g. deledda |
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— E tu sei un sacrilego.
— Macchè sacrilego d’Egitto! Sacrilegio si è quando s’adoprano cose sacre a scopo profano. Ora noi possiamo servirci d’un libro qualunque, — e già credo che tu di libri santi non ne hai; — e la tua tonaca forse è benedetta? Niente affatto: dunque sacrilegio non v’ha. Peggio per gli sciocchi e gl’ignoranti. E in questo caso saremmo noi se....
— No! no! no! non voglio, non voglio! — gemeva Antine battendo i piedi al suolo come un bimbo.
— Bene, — disse Elia con freddo disprezzo, appoggiando le mani ai due lati della finestra.
— Non arrabbiarti. Giacchè non vuoi non sarà. Tanto parlar con te è inutile, e tanto meno ragionare. Cosa mai si può parlare, — disse poi come fra sè, — con un uomo, con un giovine che si fa prete senza vocazione?
Antine sentì sbollire la sua collera, e un senso angoscioso di freddo lo assalì. Quelle parole, dette con quel tono, da quelle labbra, lo fulminavano. Le sue mani si fecero fredde, i suoi occhi videro un buio profondo. Sentì che Elia diceva la verità, ed ebbe una grande