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le tentazioni | 223 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Le tentazioni.djvu{{padleft:229|3|0]] Ho quindi ritenuto urgente, reverendissimo signor Parroco, d’informarla. Prenda coi parenti del Costantino Nurroi i provvedimenti necessari, ecc. ecc.„
— Hai compreso bene, Felix, fratello mio? — chiese il paesano, fissando il volto sbiancato del povero uomo.
— Rileggi bene, spiegami bene ogni parola, fa questa carità, — disse zio Felix. Egli aveva benissimo compreso, ma non voleva ancora credere ai suoi orecchi.
L’altro rilesse lentamente, traducendo anzi in dialetto certe frasi; nel frattempo zio Felix si toglieva e rimetteva gli occhiali, diventando sempre più pallido e con le labbra cenerine. Sentiva mancarsi gli spiriti vitali, e non si faceva alcuna illusione. Antine era perduto.
— Io vado subito a Nuoro, — disse, — tu rimani qui, fratello mio; fa questa carità per amor di Dio.
Sellò il cavallo, partì subito; e sperava ridurre Antine a più savi consigli, ma in fondo gli persisteva la persuasione che tutto era perduto. Infatti un’ora dopo suo fratello lo vide tornare a spron battuto, più morto che vivo.