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88 | g. deledda |
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Fermandosi presso l’inferriata rivide le nuvole bianche e diafane stese ancora all’orizzonte; conservavano tuttora l’illusione d’una scalinata d’alabastro conducente ad altezze ineffabilmente pure, ma i vaporosi gradini si erano assotigliati e illuminati; sembravano profilati d’argento e svanivano e degradavano con indicibile dolcezza. Cassio fissò gli occhi lassù, pensando con profonda nostalgia alla patria lontana; e improvvisamente si sentì buono e puro come se si trovasse nell’alta luce dell’estremo di quei gradini e al di là e al di sotto dei suoi sguardi si stendessero le dolci terre natie. Pensò:
— Senza di lui io dovrei per altri lunghissimi mesi languire quà dentro: forse ne morrei o commetterei qualche pazzia. Gli dirò tutto, avvenga che può.
Aspettò ansiosamente l’ora di ricomparirgli davanti, e quando potè vederlo gli disse con voce ferma:
— Senta, signor Direttore, ho ben riflettuto su quanto stamattina si degnò comunicarmi.
— Benissimo — rispose l’altro mentre pensava la parola contraria.