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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu{{padleft:222|3|0]]letto, uscì nella scala e gli fece lume dall’alto.
Egli saliva rapido e svelto come un fanciullo: e Lia, suo malgrado, si turbò di nuovo. Che cosa le avrebbe detto, appena vicino a lei?
Ma nel salire gli ultimi scalini egli sollevò il viso e la salutò con un cenno del capo, senza sorridere, senza guardarla in modo diverso dal solito.
— Povera signora Lia, l’ho fatta aspettare? Come sta?
— Bene; e lei?
— Così, un po’ stanco.
Seguiva, cauto e grave, il vetturino con le valigie.
— Qui, qui, — disse Lia, precedendo col lume.
Andato via l’uomo, Piero Guidi si tolse il soprabito, l’attaccò al solito posto, si volse di nuovo a Lia:
— Nulla di nuovo? I bambini?
— Stanno bene, grazie.
— Lei mi sembra un po’ pallida, sciupata....
— Oh, nulla; è un po’ di stanchezza. E lei? Le occorre nulla?
— Nulla, grazie. Vada a dormire, signora Lia. Chiacchiereremo domani. Buona notte.
Ed ella se ne andò a dormire, ricordando che anche lo zio Asquer le aveva detto: va a riposarti, parleremo più tardi: — ed erano rimasti sempre estranei.
All’alba era sveglia. S’alzò e preparò il caffè, e