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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu{{padleft:262|3|0]]con cui attraversava il suo mondo ideale: l’incontro il più sorprendente non lo scuoteva.
Salvador che precedeva la mamma e Nino fu il primo a riconoscere da lontano il dottore. Si volse arrossendo e disse:
— Eccolo! Eccolo!
Lia pensava a un altro e trasalì: quando vide invece gli occhiali turchini, il viso distratto, la bocca triste e ironica del dottore provò un senso di vergogna. Sapeva d’essere mutata, e aveva paura ch’egli le leggesse in viso la sua passione.
— Come va? Come va? — egli disse, riconoscendola.
— Benino. Quest’anno l’orecchio lascia in pace Salvador....
— Bene, bene. E lei?
— E io....
Egli la guardava, e i vetri turchini dei suoi occhiali sembravano a Lia due lenti fortissime capaci di scrutare il male della sua anima.
— ....io sono un po’ stanca.
— Che fa? — egli domandò un po’ brusco.
— Nulla di straordinario! Ma già fa tanto caldo. Adesso però andremo un po’ fuori.... al mare.
— Bene, bene. Ma non tardi molto. Ha già pronta la casa? È grande, ariosa?
I bimbi ridevano dalla gioia, guardandosi, e Salvador non potè frenarsi oltre.
— È un gran villino di due camerette.... piccole, piccole, piccole....