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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu{{padleft:51|3|0]]lo zio fosse povero o ricco non le importava: bastava ch’egli le volesse bene e si facesse voler bene da lei.

— La povertà non è da temersi, zio; quello che è insopportabile è la solitudine.... Laggiù io ero sola.... sola, capite.... E se sposavo uno di quei due sarei stata ancora più terribilmente sola.... Mentre qui, zio, la vostra bontà.... il rendermi utile a voi.... la vostra compagnia....

.S’alzò, confusa, incapace di esprimere bene il suo pensiero.

— Bella compagnia! — gridò Costantina, che s’era arrampicata sul tumulo per cogliere una foglia d’acetosella.

E anche il vecchio si alzò e minacciò la serva col bastone; ma ella era in alto, nera accanto al cipresso nero, col grembiale colmo di erbe, e rideva inebbriata di verde e di sole, mentre i lembi del suo fazzoletto scuro svolazzavano come ali e pareva accennassero al padrone di calmarsi e lo irridessero anche.

*

Rotto il ghiaccio, lo zio Asquer dopo quel giorno cominciò a parlare fin troppo di quanto fino allora aveva taciuto. Qualche volta era allegro e domandava a Lia notizia dei suoi pretendenti, burlandosi del maestro di scuola; più sovente però tornava sul melanconico argomento della

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