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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Nel deserto, Milano, 1911.djvu{{padleft:78|3|0]]ventar maestra perchè, nel mio paesetto, non vedevo altra possibilità di rendermi utile agli altri ed a me stessa: passavo per un’originale ed ero antipatica a tutti. E forse lo sono ancora....
— A me no!
Lia tacque, sembrandole ch’egli l’ascoltasse, al solito, benevolo ma anche un tantino ironico. Vedendola pensierosa, egli però lo disse:
— Io non capisco perchè lei parla sempre di sè con disprezzo: si direbbe ch’ella non conosca sè stessa, le forze occulte, le bellezze, la luce che nasconde la sua anima. Mi dà l’idea di uno che si ostina a tener chiuse le finestre della sua casa, e rimane al buio, mentre fuori una luce meravigliosa inonda l’aria. Apra, apra un po’ le finestre, Lia; non dica che è povera e ignorante, mentre è ricca di fede e di intelligenza....
Ella ascoltava, pallida, commossa: se egli le avesse rivolto le più ardenti frasi d’amore non si sarebbe turbata così. E cominciò a raccontargli il suo melanconico passato, e com’era giunta a Roma col sogno di cambiar vita.
— Ma mi trovai come davanti a un muro insormontabile. Mio zio è buono, è intelligente; ma non mi ama abbastanza per capirmi. La mia vita, qui, è simile a quella che conducevo al mio paese: i giorni passano ugualmente inutili....
— Ebbene, non passeranno più così.... se ella vorrà!...
— Oh, se lo vorrò! — ella disse, alzandosi.