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Lo zio Asquer parlava con un accento che Lia non gli conosceva ancora: con voce sorda, che egli invano cercava di rendere fredda e sarcastica.

— Tutto questo va bene: ma, caro signore, pensi che lei ha un bambino e che anche Lia è una bambina. Essa non conosce le difficoltà della vita, e tutto perciò le sembra facile: oggi ama il bambino perchè è carino, grazioso, perchè non le dà fastidio e perchè.... insomma, i bambini piacciono a tutti. Ma domani.... domani, diventando matrigna, il fanciullo le apparirà sotto un diverso aspetto.... Non so se Lia potrà assumersi la responsabilità di educarlo, di compatirlo.... Lei mi capisce.... E non so se Lia sappia....

— Capisco. Ma la signorina Lia sa tutte questo cose, e a sua volta le capisce benissimo, e accetta coscientemente tutte le responsabilità che il suo nuovo stato necessariamente le porterà.

Seguì un inquietante silenzio.

— Ali, Lia sa? Dunque.... sa?

— Eh, certo! Vuole che io venissi qui senza prima aver interrogato la signorina Lia?

— Ha fatto bene! Mia nipote però, ne convenga, doveva anche avvertirmi. Ci avrebbe forse risparmiato uno sgradevole colloquio. Perchè io, glielo dichiaro francamente, sono contrario a questo progetto.

— Per quali ragioni?

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