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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Sole d'estate, 1933.djvu{{padleft:12|3|0]]loro tappeto, sembravano sedili da salotto. Una infinità di germogli di cocomeri e meloni, — ricordo di fresche scorpacciate estive, — verdeggiava inoltre fin sotto la schiuma tenera delle onde: e un cespuglio di radicchio vi fioriva in mezzo, tranquillo come in un prato, coi suoi fiorellini che davano l’illusione delle viole. E quante vespe, dorate e cattive come donne tradite! Perseguitavano, e questo è naturale, il bel Luigino, tentando di succhiare almeno la sua zappa; ma che cosa volessero dagli sterpi della vecchia, e sopratutto dal sacchetto del signor Milio, precisamente non si sapeva.

Egli le lasciava fare, perché a scacciarle è peggio; anzi era contento anche del loro ronzio, che annunziava la durata del tempo bello. E finché c’è il sole all’orizzonte è come esista ancora sulla terra una persona il cui affetto ci riscaldi il cuore. Egli invece era solo, sulla terra, in uno stambugio salvatosi a stento dal naufragio del cantiere come quelle schegge che egli raccoglieva religiosamente. Lo stambugio, una stuoia, una coperta, un fornello di pietra, una bottiglietta d’olio e un’altra sempre piena e sempre vuota di vino piuttosto che di acqua: ed egli pensava a questa sua casa come a una reggia.

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