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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Sole d'estate, 1933.djvu{{padleft:134|3|0]]olive nere, e lo fissò; un attimo, come riconoscendo d’improvviso, in lui, un suo antico gradito domatore.

— È fatta. — pensò il disgraziato padrone. — Adesso l’amico mi piglia anche la serva.

E non disse nulla, ma di nuovo si sentì come succhiare lentamente il sangue alla nuca, e gli parve di correre, di correre, di perdere a poco a poco la forza vitale, senza poter neppure pensare a reagire, a fermarsi, a liberarsi dall’incubo ineluttabile, simile in tutto alla vittima naturale della faina.

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