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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Sole d'estate, 1933.djvu{{padleft:173|3|0]] va una palude verdastra, immobile e funebre.

— Ho certamente la febbre — pensai, tentando di liberarmi dall’incubo.

*

— E che febbre, — disse una settimana dopo mio marito; — è arrivata a quarantadue gradi. Adesso che il pericolo è passato, te lo si può anche dire.

Poiché bisogna aggiungere che il medico della Maremma, venuto a visitarmi nei sogni del delirio, non aveva indovinato il mio male; che era una brava polmonite doppia.

Sì, il pericolo era passato; ma la convalescenza fu lunga; e, venuta la zia Rosaspina a trovarmi, le dissi:

— E portatevi dunque via la malaugurata coperta: non la voglio più; datela a qualche povero che soffre il freddo e non sente l’odore dell’ammoniaca.

— Va bene, — risponde lei con la sua voce lenta, — la daremo alla lotteria per i poveri della parrocchia: anzi ho qui alcuni biglietti che voi dovreste acquistare. Porto via subito la coperta.

Presi i biglietti: e, il giorno della lotteria, non la vinsi proprio io, la coperta?

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