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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Sole d'estate, 1933.djvu{{padleft:175|3|0]] noi siamo ritornati quaggiù per rivederla un’ultima volta ed anche per raccogliere la sua modesta eredità. Siamo in tempi nei quali una piccola eredità non è da disprezzarsi, tanto più se proviene santamente da una creatura la cui vita è stata tutta una collana di giorni limpidi e puri come diamanti.

Ed ella è morta come è vissuta: senza soffrire: ha chiuso gli occhi e si è addormentata, nella sua casa silenziosa, in mezzo all’orto rosso e dorato.

Quando noi si arrivò, giaceva ancora sul suo letto largo, dov’era nata; il suo viso, che sembrava quello di una vecchia santa di cera, spiccava sul verde di una coperta di seta: la nostra coperta. Non nascondiamo che un istinto di terrore accompagnò la sorpresa, nel riconoscere lo strano drappo, che dunque, poiché tutte le cose della zia oramai ci appartenevano, ritornava a noi con irrisione funebre.

Ma la contadina che l’ha servita fino all’ultimo ci rassicura.

— Ella teneva la coperta nell’armadio, con la canfora e lo spigo; e sempre mi diceva: quando sarò per partire col carro di Dio, avvolgimi in questa mantella, che io me ne vada vestita di seta verde, come una sposa che ha mille speranze di gioia.

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