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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Sole d'estate, 1933.djvu{{padleft:185|3|0]] mamma. Ma no, forse io non posso più chiamarti con questo nome, perché ho risposto male anch’io, a Gregorio, ed egli se n’è andato imponendomi di non venire più a trovarti: e non so, non so che cosa egli intendeva dire.

Intendeva bene lei, la mamma: poiché Gregorio non le aveva nascosto niente; e da troppo tempo egli sbuffava e si gonfiava come un riccio, tutto spine e tutto dolore: ma non era certo lei, la madre, a voler rinfocolare la stizza dei fidanzati, anzi cercò il suo più mite sorriso d’indulgenza, e batté la mano sulla mano della fanciulla.

— Gl’innamorati, si dice, fanno lite per aver poi il piacere di rappacificarsi. Lascia sbollire lo sdegno del signorino. Forse è la gelosia che lo fa parlare.

Maria Maddalena, però, scuoteva la testa, e sotto le palpebre sempre abbassate i suoi occhi prendevano la più pura luce concessa ad occhi umani: quella delle lagrime. E un’altra luce più grande le saliva dal cuore: la voglia di confessarsi:

— Non è gelosia, e se lo è, è una gelosia terribile, una specie di odio. Non sono una stupida, per non comprenderlo; egli sa che siamo come due persone di razza diversa: lui tutto anima, tutto d’un pezzo, rigido come una verga d’acciaio; io frivola, amante delle

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