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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Sole d'estate, 1933.djvu{{padleft:212|3|0]] brava sordo e sfregava con un dito l’anello lucentissimo. Sollevò di nuovo gli occhi e insisté: — Lo prenda lei: farà un affarone. Può darsi che la pietra sia diamante: eppure io glielo dò per poco.

— No, no.

— Se ne pentirà. È un bell’oggetto, anche da tenersi in casa. Sentiamo, quanto vuole spendere?

— Non lo voglio, anche se me lo regalate — troncai finalmente, burbera: egli capì e rimise l’anello sotto la calzetta della bambola. E la bambola fu giù di nuovo, con gli occhi chiusi, rassegnata a portare lei l’anello alla gamba, come quello di un condannato che sconta la sua pena.

*

E più in là si sentirono notizie di quest’anello. Fu naturalmente la Giannina, a portarle.

— Sa, hanno aggredito il povero stracciaro del bosco: gli hanno preso mille lire che teneva nascoste nella calza, e per di più lo hanno massacrato di botte.

— E lui, come li aveva, questi denari?

— Oh, bella, coi suoi negozi: aveva venduto anche un anello con un diamante vero.

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