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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Sole d'estate, 1933.djvu{{padleft:22|3|0]]anche una certa fortuna in città: il cortile è ingombro di laterizi, perché anche il nonno è capomastro: ma in mezzo sorge un albero bellissimo, con le foglie di un verde come ritagliato in una seta tinta col vetriolo: e tra una foglia e l’altra innumerevoli frutti piccoli e scarlatti, che sembrano duri e invece a mangiarli sono dolci e teneri, d’una tenerezza un po’ resistente che si prolunga, si fa succhiare, si concede a poco a poco per meglio farsi godere.

È l’albero delle giuggiole.

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Quando il sacchetto fu suo, egli dunque si godette piena anche la sua vendetta: cominciò a palparlo, ad accostarselo al viso, ad accostarlo al viso allungato dei compagni. Domandò:

— Dove sono i carabinieri?

Un po’ avviliti, gli altri si palpavano a loro volta le saccoccie, scambiandosi sguardi d’intesa: ma in tutti e due non possedevano che dieci soldi. Con questi dieci soldi si poteva, è vero, comprare un grappolo d’uva; l’uva, però, non li tentava, eppoi, non essendone indicato il prezzo, avevano timore di fare la figura della volpe sotto la pergola.

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