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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Sole d'estate, 1933.djvu{{padleft:257|3|0]] conoscenza domandava di visitarmi: altri telefonavano, e, verso sera, mentre stavo per rimettermi a letto, io stessa dovetti andare al telefono perché un signore chiedeva con insistenza di parlarmi.
Era l’uomo del sogno.
— Sa che ho sognato di lei? — gli dissi dopo la sua comunicazione. — Niente malignità, oh! Anzi lei mi ha dato i numeri del lotto.
— Li ha giocati?
— Io? Io non ho mai giocato al lotto; anzi mi ricordo che una volta tolsi la mia del resto inutile amicizia a una signora intelligente che ci giocava.
Sentii l’uomo ridacchiare: e mi parve di essere ancora nella pasticceria misteriosa, al buio, nella nebbia del sogno. Egli disse con ironia:
— Ebbene, mi dia i numeri e, se crede, mi tolga pure il saluto.
Sullo stesso tono glieli diedi: egli se li fece ripetere due volte, per non sbagliare.