< Pagina:Deledda - Sole d'estate, 1933.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

— 58 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Sole d'estate, 1933.djvu{{padleft:64|3|0]]

Ma la luce era rimasta dentro di lei: e le traspariva dagli occhi, dai capelli, dai denti, dalle labbra ancora pure. Con incoscienza, anzi con un po’ di follìa adolescente, ella aprì la valigietta e ne trasse il vestito, scuotendolo contro l’orizzonte, del quale aveva un po’ il colore rosso già smorto, come una vecchia bandiera di giovinezza. E lì, nella nicchia che già conosceva altre sue trasformazioni, si tolse il vestito logoro di un anno di vita affaticata, e indossò il nuovo. — Per la mamma, — brontolava: — perché la mamma mi veda sempre giovane e viva.

Sentiva bene, però, che si trasformava così per lei stessa, come ad ogni nuova stagione anche i vecchi uccelli si rivestono di nuove piume, per riprender forza al volo della vita.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.