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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Sole d'estate, 1933.djvu{{padleft:83|3|0]]coprire il calice con l’offerta del sacrifizio. Solo le mani del morto rimanevano scoperte, incrociate sul petto: lunghe, pallide di prigione e di malattia, ma d’un pallore giallastro, con le unghie dure, le dita rigide scagliose come gli artigli degli uccelli di rapina.
E Bernardo guardava quelle mani con un senso quasi di fascino: ecco, erano quelle che avevano saputo infrangere anche le inferriate del penitenziario e per le quali egli portava in tasca le manette. Adesso il laccio che ne fermava i polsi in eterno era un rosario dei fraticelli, che pareva fatto di bacche di mirtillo.
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E quando ebbe finito le sue contemplazioni, ed anche certe sue speciali considerazioni filosofiche, il buon Bernardo saltò giù e si scosse tutto, aggiustando le sue armi. Si sentiva vuotato, e gli pareva quindi di avere anche lui gli abiti d’un tratto slargati. Si accorse, infatti, che in tutto quel tempo di ricerche, di rabbia, di fatica, si era dimagrito: e aveva fame, come quando da ragazzo scappava anche lui di casa per salire lassù alla ricerca di cose introvabili.