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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Deledda - Sole d'estate, 1933.djvu{{padleft:88|3|0]]to, di sfogo della sua energia interiore, ancora viva e potente; e adesso il corpo non più giovane si risentiva della fatica inutile e si ripiegava su se stesso, tentando di trascinare nella sua stanchezza alquanto disperata lo spirito sempre vigile. Questo però si ribellava tutto, respingendo quel principio di fine, di annientamento notturno: di morte, insomma. Ma a misura che la luce mancava, ella sentiva l’ombra addensarsi anche dentro di lei; sebbene in fondo al cuore le rimanesse, come appunto nel centro delle cose intorno, una scintilla di fuoco, che era quasi il seme del rinnovarsi della luce di domani.


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Fu suonato con una certa violenza il campanello della porta di strada. Ella si sollevò, fra sdegnata e ansiosa. Non aspettava nessuno, e neppure desiderava visite, a quell’ora: e il portalettere o il fattorino degli espressi o del telegrafo non potevano recarle buone o cattive notizie, poiché ella non aveva parenti né amici e tanto meno nemici sparsi per il mondo. Eppure, perché questo senso di risveglio e di attesa, più che di

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