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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Della compilazione d'un codice.djvu{{padleft:25|3|0]]pura e semplice della volontà del legislatore. Le leggi fatte pe’ secoli devono ignorare le piccole passioni. Devon comandare ed istruire; e non abbassarsi a disputare con gli individui. Leges non decet esse dìsputantes, disse Bacone, sed jubentes. Avrebbe dovuto ancor dire et docentes.
Mi spiace vedere il compilator[1] del codice d’una gran nazione sempre occupato a vincere i giureconsulti.
Egli non si vale del regio potere che per muover guerra.
Non fa che un uso continuo di queste formule: «S’è fatto questione.» — «Alcuni giureconsulti hanno preteso.»
— «Gli uni han negato, gli altri sostenuto, ma noi vogliamo ed ordiniamo.» — «Noi aboliamo con le presenti quelle distinzioni prive di qualunque fondamento, ec. ec. ec.»
Gli uomini le cose le opinioni tutto deve esser genericamente considerato. La conciliazione e non il trionfo convien che sia l’oggetto del legislatore. Egli non deve abbassarsi alle effimere contese.
Un altra forma non meno viziosa si è di ravvolgere la volontà del legislatore in una volontà estranea. Nello stesso codice spesso si leggono quest’espressioni: «Le leggi civili stabiliscono.» — «Le leggi non permettono.» — «Le leggi hanno concesso.» Quali son queste leggi? chi le ha scritte? E questa legge anteriore, questa legge naturale a cui si ricorre e sulla quale si fonda il diritto, non è una sorgente d’oscurità? Non è un velo che offusca la volontà del vero legislatore?
I compilatori del codice giustinianeo avevan dato l’esempio di questi errori. In vece di far dire al legisla-
- ↑ Coccejo cod. fed.