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La legge dev’esser conosciuta. Questo è il principio da cui partiamo; ma per esser conosciuta, bisogna che esista. Ora la legge comune esiste ella? Quando vi si dice: la legge comune vuole, la legge comune proibisce, la frase è imponente: ma cercate la legge comune, domandate che vi si additi: essa non esiste, niun può dirvi nè dove, nè ciò che è. È un essere ideale, una finzione, una legge immaginaria.

Diana efesia è grande, dicevano i sacerdoti del tempio d’Efeso. Grande è Minerva ateniese, esclamavano i sacerdoti del tempio d’Atene, di quell’Atene ove S. Paolo per la prima volta predicava il Dio sconosciuto. I curiali in Inghilterra hanno la loro Diana, la loro Minerva, la loro Dea ideale. La legge, dice Blackstone, uno dei sommi sacerdoti di questa dea, la legge comune è la perfezione della ragione; ed infinite voci s’inalzano per ripeter trionfalmente: «La legge comune è la perfezione della ragione.»

Volete sapere ciò che è una legge, una vera legge? Aprite il libro degli statuti, — ecco l’oggetto esistente, la cosa reale che un legista inglese vi presenta contraffatta, falsificata e vi dà per buona valendosi d’una parola ingannevole: io dico la parola, poichè nulla v’è di più; e la lingua inglese è forse la sola che qui usi lo stesso termine per indicare l’entità reale e l’entità fittizia: L’influenza del nome non è poco onde spacciare la legge immaginaria per mezzo della legge reale.

Che rispondono a ciò i partigiani della legge comune? «È vero che in tutto questo sistema non può testualmente citarsi alcuna legge individuale, poichè la legge

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