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Mi recapitolo: ovunque sussiste una legge non scritta, un diritto consuetudinario, o ciò che in Inghilterra chiamasi la legge comune, non v’è sicurezza pe’ diritti dei cittadini, o per lo meno non v’è che un grado di sicurezza di gran lunga inferiore a quello che può conseguirsi sotto leggi scritte.

Quegli che parlando della confezione d’un codice vuol dimostrare che il momento di compilarlo non è giunto, deve pur provare che questo momento non verrà mai; poichè ogni anno di ritardo accresce la grandezza del male, e la difficoltà del rimedio.

Come lo abbiam veduto, il male consiste nell’incertezza della legge non scritta e nell’immensità degli statuti che, mancando d’ordine e d’unità, rendon la legge inaccessibile ai cittadini.

Mi si dica dunque in qual epoca queste sorgenti di sciagure, l’incertezza, la mancanza di metodo, l’immensità delle leggi, l’ignoranza in questo della nazione, e quella servitù d’un popolo che non può muoversi senza pagar gli ufficj d’un curiale, mi si dica in qual epoca questi mali avran cessato d’aumentare.

Quanto alla difficoltà di rimediarvi essa cresce col crescer del male stesso: cresce col numero degl’interessati fautori di questo male, con la crescente influenza dei legisti, con l’avvilimento degli uomini onesti e con la disperazione stessa che sta come uno spaventoso fantasima all’ingresso di questo laberinto. Colpisce di spavento la falange dei sofismi fra i quali convien passare combattendoli; sofismi rinascenti come quei demoni di Milton, che dopo essere stati divisi dal ferro degli angioli di subito riuniscono le separate membra, e rinnuovano la pugna.

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