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1.° Attitudine morale, cioè esenzione da interessi locali, da politiche parzialità, da vincoli personali, da pregiudizj di nascita e di stato, da tutte quelle segrete disposizioni che posson far predominare pubblici interessi.
Per queste considerazioni è evidente che uno straniero occupa una posizione più elevata del cittadino. Non parteggia per verun corpo nè per setta veruna, è estraneo agl’interessi dei giuristi ed a quelli del clero, nè è influenzato dal desiderio di far primeggiare tale o tal altra classe dello stato. Non può sperar successo che conciliandosi il plauso generale con favorir l’interesse generale, e supponendo che avesse dei pregiudizi derivanti dalle abitudini nazionali, non avrebbe influenza estranea per sostenerli, non credito, non parentela, non aderenze, non rapporti sociali: solo contro tutti i suoi errori sarebbero innocui.
2.° Attitudine intellettuale. — Non v’è su tal punto presunzion generale favorevole allo straniero; ma poichè le parzialità sono l’origine delle maggiori aberrazioni dell’intelletto, un estraneo ha in questo un vantaggio marcato sui nazionali.
Non bisogna perciò concludere che debba chiamarsi a quest’officio uno straniero ed escludere i nazionali; s’è voluto sol dimostrare che gli stranieri non devono esser esclusi, e che in caso d’un merito celebre vi sarebbero motivi ragionevoli per accordar loro la preferenza.