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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Della consolazione della filosofia.djvu{{padleft:106|3|0]]la quale o voglia a questo sommo bene contrastare, o possa. Non, ch'io creda, risposi. È dunque, disse, il sommo bene quello il quale regge tutte le cose fortemente, e tutte soavemente le dispone. Quanto, risposi io allora, mi diletta non solamente la somma e moltitudine delle ragioni che è stata da te conchiusa, ma molto maggiormente queste parole medesime, le quali tu usi, tanto che qualche volta finalmente dovrebbe di sè medesima vergognarsi la follía di coloro che lacerano cose sì grandi. Tu hai, disse, apparato nelle favole de' poeti che i giganti vollero, combattendo, pigliare il cielo; ma ancor loro trattò la benigna fortezza di Dio come meritarono. Ma vuoi tu che noi percotiamo queste ragioni l'una coll'altra? forse che di cotale percotimento salterà fuori alcuna bella scintilla di verità. Come ti piace, risposi. Che Dio sia onnipotente, non può, disse, dubitare nessuno. Nessuno, risposi, che sia di sana mente. Ma chi è onnipotente, disse, non è cosa nessuna che egli non possa. Nessuna, risposi. Or può dunque, disse, fare Dio male? Mainò, risposi. Il male dunque, disse ella, non è niente, posciachè colui fare nol può, il quale può tutte le cose. Beffimi tu, risposi, tessendomi con coteste tue ragioni un laberinto da non potersene strigare e sviluppare mai, entrando ora donde si debbe uscire, e ora uscendo onde entrasti? o mi pieghi tu più tosto un certo maraviglioso cerchio della divina semplicità? conciosiacosachè tu poco addietro, cominciando dalla beatitudine, dicevi lei essere il sommo bene, la quale favellavi esser posta nel sommo Dio: disputavi ancora, esso

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