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LE DODICESIME E ULTIME RIME.

Oh felice colui
  Che 'l chiaro fonte altero
  Del ben veder poteo,
  E chi sciolto e leggiero,
  5Domi gli affetti sui,
  Volò dal grave terren carcer reo!
  Gía di sua donna Orfeo
  L'aspra morte piangendo,
  Poscia che, ognor dolendo,
  10Ebbe con meste note
  Fatto mobil le selve, e l'onde immote.
Poi che la timidetta
  Cerva lieta e sicura
  Coi leon feri giacque,
  15Nè del cane ebbe cura
  La lepre semplicetta,
  Mitigato dal suon che tanto piacque;
  Poi che degli occhi l'acque
  Non spegnevano il foco
  20Del cor, nè molto o poco
  Giovava a lui quel canto,
  Ch'avea d'ogn'altra cosa avuto il vanto;
Chiamando gli alti Dei
  Privi d'ogni pietate,
  25Ne' bassi regni scese.
  Ivi alle corde amate
  Temprando i dolci omei,
  Quanto dai fonti di sua madre apprese,
  O per sè stesso intese,
  30Quanto il dolor dettava,
  Quanto amor gl'insegnava,
  Che raddoppia i dolori,
  Mandò, per far pietà, cantando, fuori.

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