Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
108 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Della consolazione della filosofia.djvu{{padleft:108|3|0]]
LE DODICESIME E ULTIME RIME.
Oh felice colui
Che 'l chiaro fonte altero
Del ben veder poteo,
E chi sciolto e leggiero,
5Domi gli affetti sui,
Volò dal grave terren carcer reo!
Gía di sua donna Orfeo
L'aspra morte piangendo,
Poscia che, ognor dolendo,
10Ebbe con meste note
Fatto mobil le selve, e l'onde immote.
Poi che la timidetta
Cerva lieta e sicura
Coi leon feri giacque,
15Nè del cane ebbe cura
La lepre semplicetta,
Mitigato dal suon che tanto piacque;
Poi che degli occhi l'acque
Non spegnevano il foco
20Del cor, nè molto o poco
Giovava a lui quel canto,
Ch'avea d'ogn'altra cosa avuto il vanto;
Chiamando gli alti Dei
Privi d'ogni pietate,
25Ne' bassi regni scese.
Ivi alle corde amate
Temprando i dolci omei,
Quanto dai fonti di sua madre apprese,
O per sè stesso intese,
30Quanto il dolor dettava,
Quanto amor gl'insegnava,
Che raddoppia i dolori,
Mandò, per far pietà, cantando, fuori.