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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Della consolazione della filosofia.djvu{{padleft:114|3|0]]
Quivi, stando esso stabile ed immoto,
Col primo circolar perpetuo moto
33Tempra il tutto e sublima.
Se mai te saldo a sì bella contrada
Ritornerà quella, ch’or cerchi, strada,
36Ch’avei smarrita prima:
Questa è la patria mia;
Qui nacqui; qui convien ch’eterno stia;
39Fra te lieto dirai.
E, se riveder pure
La notte e l’ombre della terra scure
42Già lasciate vorrai,
Lunge i tiranni, pien d’affanni e pene,
Dalla lor vera patria e proprio bene
45In esiglio vedrai.
PROSA SECONDA.
Allora io pieno di meraviglia: Oh come sono grandi, dissi, quelle cose che tu prometti! nè dubito perciò che tu fare non le possa. Or tu non ritardare colui il quale svegliato hai, e fatto d’udirti desideroso. Tu dunque, disse ella, potrai primieramente conoscere ai buoni sempre essere congiunta insieme la potenza, e li rei essere da tutte le forze abbandonati. Le quali cose l’una dall’altra e l’altra dall’una si dimostrano: perciocchè, essendo il bene e il male contrarii, se il bene esser possente si farà manifesto, sarà ancor chiara la debolezza e infermità del male; e, se si farà nota la fragilità del male, la fermezza del bene sarà palese: ma io, a cagione che il dir nostro acquisti fede maggiore, procederò o per l’una via o per l’altra, or quinci e talvolta quindi le cose proposte confermando. Due sono le cose,