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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Della consolazione della filosofia.djvu{{padleft:120|3|0]]de’ mali non è potenza. Dalle quali tutte cose appare senza alcun dubbio che quella dei buoni è veramente potenza, e quella de’ rei debolezza e infermità, e che vera è quella sentenza di Platone, solo i savii poter fare quello che desiderano; i malvagi operar bene quello che lor piace, ma non mai compiere quello che desiderano; perciocchè essi fanno ogni cosa, mentre che pensano di potere per lo mezzo di quelle cose, delle quali si dilettano, acquistare quel bene che desiderano; ma non l’acquistano, perchè alla beatitudine le scelerate opere e vergognose non vengono.
LE SECONDE RIME.
S’a quei che ne’ dorati
Scanni, sopra alte e prezïose sedi,
Di bisso regi e di porpora ornati,
Splender superbi vedi,
5Cinti intorno e guardati
Da mille lance fieramente e spiedi,
Crucciosi in vista e pien di rabbia il core,
Tolga alcun quel che fore
Gli cuopre, vedrà dentro in quanti modi
10Legati sono e con che stretti nodi.
Chè quinci ingorda e dira
Cura di rei velen lor mente invoglia;
Quindi la sferza e la commuove l’ira,
Qual mar cui vento estoglia:
15Ora piagne e sospira,
Per isfogar l’interna acerba doglia;
Or la tormenta speme aggiunta al duolo.
Dunque, s’un capo solo
Tanti tiranni ha dentro, mai non face
20Da quegli oppresso quel che far gli piace.