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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Della consolazione della filosofia.djvu{{padleft:13|3|0]]guida ritira subito le genti alla rôcca, onde essi si danno tutti a saccheggiare bagaglie inutili. E noi ci ridiamo di loro, che stanno a rubare cose di niuno valore, sicuri che la loro bestialità non ci può nuocere, e guerniti di tale steccato, dove non può la pazzía loro, affrontandoci, pervenire in modo nessuno.
LE QUARTE RIME.
Chïunche, queto il cor, lieto la mente,
Calca saggio coi piè l’altero fato;
Chiunque il volto può dritto e ridente
Nel reo tener, come nel buono stato;
5Costui poco commuove, anzi nïente,
La fiera rabbia di Nettuno irato,
Quando più gonfia, e dal più basso fondo
Più roco stride, e più minaccia il mondo.
Costui, quando Etna e ’l gran Vesuvio al cielo,
10Rotte di dentro le fornaci ardenti,
Gettano accesi sassi, e scuro velo
Di fumo il ciel ne toglie e gli elementi,
Nulla non teme: nè si fa di gielo
Quantunque volte i folgori possenti,
15Che per uso feriscon l’alte cime,
Manda in terra dal ciel Giove sublime.
Miseri, a che pur tanta ognor vi prende
Meraviglia e terror de’ regi alteri?
Non lor possa giammai, ma sempre offende
20La sua follía ciascun: se nulla speri,
Se nulla temi, invan sue forze spende
In te l’asprezza de’ tiranni feri;
Ma chi pave o desía, fa la catena,
Poste giù l’armi, ch’a’ suoi danni il mena.