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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Della consolazione della filosofia.djvu{{padleft:141|3|0]]malvagità de’ cattivi, quando è tanto cresciuta che trabocca, si rintuzzi. Ad altri alcune cose mescolate, cioè parte felici e parte infelici, secondo la qualità degli animi distribuisce. Certi rimorde e sbatte, acciocchè per la lunga felicità non divengano rigogliosi troppo. Altri che da duri casi siano molestati permette, a fine che coll’uso ed esercizio della pazienza le virtù dell’animo confermino. Altri sono, i quali più del dovere quelle cose temono, che sofferire possono; e altri, i quali più del convenevole dispregiano quello che tollerare non possono. Questi, dando loro cose avverse, fa sperimentare e conoscere sè stessi. Alcuni furono, i quali con pregio di gloriosa morte orrevole nome e venerabile grido dalle genti si comperarono. Certi, che ressero a’ tormenti, nè furon potuti vincere da quegli, arrecarono esempio agli altri la virtù non potersi vincere da’ mali: le quali cose quanto dirittamente avvengano e quanto ordinatamente, e a utilità di coloro cui avvengono, non è dubbio nessuno; perchè ancora quello, che ai malvagi ora meste cose e quando allegre sopraggiungano, dalle medesime cagioni si cava: ma delle meste non si meraviglia niuno, perchè tutti giudicano che stia lor bene ogni male, le pene de’ quali sì gli altri dalle sceleratezze spaventano, e sì quegli stessi ammendano cui sono date, e le allegre danno a’ buoni grande argomento, onde traggano quello che di sì fatta felicità giudicare debbano; le quali spesse volte veggono servire e quasi essere schiave de’ malvagi: nella qual cosa credo ancora che s’abbia rispetto da chi le cose dispensa, a questo che la natura

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