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  Siede alto, e volge d’ogni cosa il freno,
  40Fonte, principio, re, padre e signore,
  Giudice saggio, e legge
  Giusta di quanto fece e quanto regge.
  E quelle cose che con saldo e pieno
  Arbitrio muove la sua voglia férma,
  45A sè ritira, e lor mobili ferma.
Perchè, se i dritti movimenti mai
  Non richiamasse, e gli spiegasse in giri,
  Tutte le cose, che legate or tiene
  Stabile ordine e dritto, andar vedrai
  50Lunge dal fonte di tutti i disiri,
  Che sempre le produce e le mantiene
  Disperse, e de’ suoi danni ultimi piene.
  Nulla cosa non ave
  Questo comune amor, questo disío
  55Di tornare al suo fin, dolce e soave:
  Perchè non può nïente
  Esser giammai, nè durare altramente,
  Se non si volge con amore a Dio,
  E con quella cagion, sua gran mercede,
  60Non si raffronta, che l’esser gli diede.


PROSA SETTIMA E ULTIMA.

Vedi tu dunque oggimai che consegua di tutte queste cose che dette abbiamo? Or che? dissi io. Che ogni fortuna è senza alcun dubbio buona, rispose. E come è ciò possibile? dissi. Pon mente, rispose, e bada a quello che io dico. Conciosiachè ogni fortuna, o sia gioconda o sia aspra, si dia sì per cagione di rimunerare i buoni o esercitargli, e sì per punire e correggere i rei, manifesta cosa è che ciascuna è buona, essendo chiaro che ciascuna è o giusta o utile. Pur troppo è vera celesta ra-

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