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  Giugner del mare al basso fondo ponno:
  Ma non così Colui che solo è donno
  Dell’universo tutto, e in cui riluce
  Quanto l’ultimo cerchio cuopre e serra.
10Questi dal sommo cielo
  Mentre tutte le cose alto rimira,
  Non la grossezza della terra, o scura
  Notte, nè folta nebbia unqua gli fura
  Il veder quanto posa e quanto gira
  15Fuor d’ogni tempo e senza nessun velo.
Questi, posciachè solo
  Il tutto vede e ’l tutto allumar suole,
  Vero chiamar si puote e deve sole.


PROSA TERZA.

Allora io: Ecco, dissi, che di nuovo da una più malagevole dubbietà sono perturbato. E quale è cotesta dubitanza? rispose, perchè troppo bene m’avviso oggimai per quai cose tu sii perturbato. Troppo pare che sia contrario e ripugnante, risposi, che Dio antivegga tutte le cose, e sia nondimeno alcuno arbitrio di libertà. Perchè, se Dio vede ogni cosa, e non può essere in modo alcuno ingannato, egli è necessario che quello avvenga, che la provvidenza dovere avvenire preveduto avea. Laonde, se egli non solo i fatti degli uomini, ma eziandío i pensieri e le volontà preconosce, l’arbitrio nostro non avrà libertà nessuna; perciocchè niuno altro fatto potrà essere nè niuna altra volontà, se non quella cui la provvidenza divina, la quale ingannarsi non può, avrà presentito: perchè, se in altra parte, che in quella che prevedute sono, si possono storcere le cose, già non sarà dell’avvenire prescienza nes-

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