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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Della consolazione della filosofia.djvu{{padleft:155|3|0]]
Giugner del mare al basso fondo ponno:
Ma non così Colui che solo è donno
Dell’universo tutto, e in cui riluce
Quanto l’ultimo cerchio cuopre e serra.
10Questi dal sommo cielo
Mentre tutte le cose alto rimira,
Non la grossezza della terra, o scura
Notte, nè folta nebbia unqua gli fura
Il veder quanto posa e quanto gira
15Fuor d’ogni tempo e senza nessun velo.
Questi, posciachè solo
Il tutto vede e ’l tutto allumar suole,
Vero chiamar si puote e deve sole.
PROSA TERZA.
Allora io: Ecco, dissi, che di nuovo da una più malagevole dubbietà sono perturbato. E quale è cotesta dubitanza? rispose, perchè troppo bene m’avviso oggimai per quai cose tu sii perturbato. Troppo pare che sia contrario e ripugnante, risposi, che Dio antivegga tutte le cose, e sia nondimeno alcuno arbitrio di libertà. Perchè, se Dio vede ogni cosa, e non può essere in modo alcuno ingannato, egli è necessario che quello avvenga, che la provvidenza dovere avvenire preveduto avea. Laonde, se egli non solo i fatti degli uomini, ma eziandío i pensieri e le volontà preconosce, l’arbitrio nostro non avrà libertà nessuna; perciocchè niuno altro fatto potrà essere nè niuna altra volontà, se non quella cui la provvidenza divina, la quale ingannarsi non può, avrà presentito: perchè, se in altra parte, che in quella che prevedute sono, si possono storcere le cose, già non sarà dell’avvenire prescienza nes-