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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Della consolazione della filosofia.djvu{{padleft:158|3|0]]mente essere, che come da lei si concepe; perchè la cagione, che la scienza manchi di menzogna, si è perchè ciascuna cosa così bisogna che sia, come la scienza essere la comprende. Che diremo dunque? in che modo preconosce Dio queste cose incerte dovere avvenire? Perchè se egli pensa che debbano senza fallo avvenire quelle cose le quali è anco possibile che non avvengano, egli è ingannato; il che non pur sentire col cuore, ma proferire colla voce è peccato irremissibile. Ma se egli, come elle sono, così le discerne dover venire, di maniera che egli conosce che elle possano così essere, come non essere; che prescienza è questa, la quale nessuna cosa certa, nessuna stabile comprende? Ovvero che differenza sarà da questo antivedere a quello indovinamento da beffe e ridicola profezía di Tiresia «tutto quello che io dirò, o egli sarà, o egli non sarà?» In che ancora sarà da più la provvidenza divina che l’opinione umana, se, come gli uomini fanno, giudica le cose incerte, l’avvenimento delle quali non è certo? Ora, se appo quel certissimo fonte di tutte le cose non può essere cosa nessuna incerta, l’avvenimento di quelle è certo, le quali egli dovere avvenire avrà fermamente saputo innanzi; onde a’ consigli e operazioni degli uomini non rimane alcuna libertà, poiché la mente divina, la quale senza errore di falsità vede tutte le cose, a uno avvenimento solo le lega e costrigne: la qual cosa se pure una volta si riceve e concede, vede ogn’uomo manifestamente quanto danno séguiti e quanto distruggimento alle cose umane tutte quante; perchè in vano si propongono a’ buoni i gui-

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