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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Della consolazione della filosofia.djvu{{padleft:164|3|0]]s’antiveggono, séguiti che necessariamente debbano avvenire; e che, se elle necessariamente non vengono, non si possano antivedere: e pensi ancora, che nessuna cosa si possa sapere, la quale non sia certa. Ora, se quelle cose che non hanno l’avvenimento incerto si prevedono come certe, manifesto è questo essere abbagliamento d’opinione, e non verità di scienza; perchè tu credi che giudicare la cosa in altra maniera, che ella non è, sia dalla interità della scienza molto diverso. La cagione del quale errore è, che tutte le cose che alcuno sa, stima di saperle secondo la natura solamente, e secondo la forza delle cose sapute: la qual cosa è tutto il rovescio; perchè tutto quello che si conosce, non secondo la virtù della cosa conosciuta, ma più tosto secondo la facoltà del conoscente si comprende: il che a fine che con breve esempio si faccia chiaro, una medesima ritondità di corpo altramente dal viso, altramente è conosciuta dal tasto: il viso, stando discosto, la vede, gittati i raggi, tutta quanta insieme; ma il tasto, appoggiandosi al tondo, e congiunto insieme seco intorno alla circonferenza del movimento, comprende la ritondità parte per parte. L’uomo ancora altramente dal sentimento, altramente dalla fantasia, altramente dalla ragione, e altramente è conosciuto dalla intelligenza; perchè il senso giudica la figura insieme colla materia, ma l’immaginazione giudica la figura sola senza la materia. La ragione ancora queste trapassa, ed essa spezie, ovvero forma, la quale è negli individui e particolari, comprende universalmente. L’occhio dell’intelligenza, cioè di Dio, è più alto, perchè ella