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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Della consolazione della filosofia.djvu{{padleft:30|3|0]]vesta le false, dalle quali nasce quella caligine che confonde e offusca la sua vera vista, m’ingegnerò dunque la prima cosa d’assottigliare alquanto questa cotale caligine e abbagliamento con rimedii leggieri e lenitivi, a fine che, rimosse le tenebre degli affetti e delle fallaci perturbazioni, possa lo splendore della vera luce riconoscere.


LE SETTIME E ULTIME RIME.

Quando le stelle ardenti
  Nube atra oscura e cuopre,
  Luna nè sol non scuopre
  4Agli occhi nostri i suoi raggi lucenti.
Se piovoso Ostro pieno
  D’ira rivolge l’onde,
  L’acque pria chiare e monde,
  8Quasi bel vetro o puro dì sereno,
Poichè l’arena mista
  Vien fango, e ’l mar l’assorbe,
  Sozze tornate e torbe,
  12Tolgono altrui di sè la dolce vista.
Rio che di pioggia o vena
  Scende dai monti, spesso
  Da duro incontro oppresso,
  16Che d’alta rupe cadde, il corso frena.
Or tu, se brami il vero
  Scorger chiaro ed aperto;
  Se ’l cammin dritto ed erto
  20Salir, lasciato il tôrto e chin sentiero;
Scaccia lungi il piacere,
  Lungi scaccia il timore;
  Speme mai nè dolore
  24Non t’innalzi o t’avvalli oltra il dovere.

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