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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Della consolazione della filosofia.djvu{{padleft:38|3|0]]se io non mi sono ancora da te partita tutta? che, se questa stessa mutabilità mia, e il non istare io ferma mai, t'arreca giusta cagione di dover meglio sperare? Tuttavía, a fine che tu non t'affligga e consumi affatto, e, trovandoti in un regno che è comune a tutti gli uomini, voglia vivere con una ragione tua propria, e particolare a te solo, sappi che,


LE SECONDE RIME.

Se, quante arene il mare
  Volge qualor commosso
  È da più spesse e via maggior procelle;
  Se, quante nelle più tranquille e chiare
  5Notti splendono in ciel lucenti stelle;
Tante ricchezze ognora
  Sparga Dovizia, e versi
  Il corno, aperta il grembo e scinta il seno;
  Non perciò stanco mai nè sazio fôra
  10L'uman lignaggio, e si dorría non meno.
Se bene i prieghi vostri
  Non solo oda benigno,
  Ma tutti adempia largamente Iddío,
  Dando a questi oro, a quei porpore ed ostri,
  15Nulla non scema, anzi cresce 'l disío;
Perchè l'ingorda voglia,
  Divorando l'avuto,
  Apre più bocche, e maggior canne mostra.
  Or chi fia mai che freni, non che toglia,
  20La sacra fame, anzi la rabbia vostra?
Quanto è più alta l'onda,
  Tanto la sete fassi
  Ardente più d'aver tesori o stato.
  Non è ricco, cui sol la roba abbonda;
  25Nè può chi spera o teme esser beato.

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