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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Della consolazione della filosofia.djvu{{padleft:41|3|0]]ancora; e, se tu pensi di non essere felice, perciocchè quelle cose, che tu allora riputavi felici, si sono da te partite, tu non debbi per la medesima ragione riputarti ora misero, conciosiachè quelle cose, che tu reputi ora infelici, trapassano anch'elleno via. Dimmi, ti prego, sei tu pur ora subitamente e come forestiero venuto in questa quasi scena di vita? ti dái tu a credere che nelle cose umane sia costanza o fermezza alcuna, veggendo che molte volte picciola ora risolve e disfà, non che altro, gli uomini medesimi? E, comechè le cose della fortuna rade volte mantengano fede, nientedimeno, quando fosse il contrario, l'ultimo dì della vita, il quale è come una morte della fortuna, fornisce tutte le tue felicità, quando non si fossero partite da loro. Qual differenza pensi tu dunque che sia tra che o tu, morendo, abbandoni lei, od ella, fuggendo, lasci te?


LE TERZE RIME.

Quando Febo dal ciel col carro d'oro
  Muove a sparger la luce
  Dolce, ch'al mondo l'opre e 'l color rende,
  Tutto l'ardente coro
  5Delle stelle sbiancato a pena luce;
  Tanto il maggiore i minor lumi offende.
Quando la terra di purpurei fiori
  Copre Favonio, ond'ella
  Fatta vermiglia in ciascun loco ride,
  10Tornano i primi orrori
  Tosto che con terribile procella
  Esce Austro fuori, e nubiloso stride.
Spesso al più chiaro cielo e più sereno
  Tranquillissimo e cheto

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