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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Della consolazione della filosofia.djvu{{padleft:60|3|0]]tosto saprò se egli è filosofo; volendo inferire che, se era tale, sopporterebbe leggiermente e con pazienza quelle ingiurie che gli aveva fatte; colui ebbe pazienza un pochetto; poi, quasi bravandolo per aver ricevuta quella villanía: Conosci tu oggimai, disse, che io sono filosofo? Allora egli: Troppo mordacemente favelli, gli rispose; io l'avrei conosciuto, se tu fossi stato cheto. Or dimmi: che appartiene agli uomini singolari, perchè noi ragioniamo di quelli i quali cercano la gloria mediante la virtù, che appartiene, dico, a costoro la fama che di loro suona dopo la morte? perciocchè, se gli uomini muojono tutti, cioè e quanto al corpo e quanto all'animo, (la qual cosa le ragioni filosofiche vietano che si debba credere) certa cosa è che in tal caso non è in nessun modo gloria nessuna, conciosiachè colui, di chi si favella, non è in nessun modo egli; ma se una mente di buona coscienza, sciolta dal carcere terreno, se ne vola libera al cielo, non dispregierà ella tutte le cure e faccende mortali? La quale, godendo sè stessa in cielo, s'allegra d'essere dalle cose terrene stata cavata.


LE SETTIME RIME.

Qualunque ha tutti i suoi pensieri intesi
  A cercar fama, e crede
  Esser sola la gloria il sommo bene,
  Miri prima del ciel gli ampii paesi,
  5Poi quanto angusto siede
  Lo spazio che la terra e 'l mar contiene:
  Allor, se scerne bene,
  Vergogna del suo grido
  Avrà, ch'empier non può sì stretto lido.

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