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LIBRO TERZO
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PROSA PRIMA.
Già aveva la filosofia il suo canto finito, quando io, il quale tanta avea di quei versi dolcezza sentito, che, ingordo d'udire e pieno di stupore, stava con gli orecchi tesi e a bocca aperta per ascoltarla, stato così alquanto: O sommo conforto, (le dico), degli animi affaticati, quanto m'hai tu sì colla gravità delle sentenze ricreato e sì colla giocondità del canto! di maniera che io mi credo di dover potere da qui innanzi essere bastevole di resistere a' colpi della fortuna. Laonde io non solo non ho paura di quelli rimedii che tu dicevi dianzi che erano alquanto più agri e possenti; ma, vago d'udirli, te li chieggo con ogni istanza. Allora ella: Io me n’accorsi, rispose, quando tu così cheto stavi e così attento ad ascoltarmi, e aspettai sempre che tu così dovessi disporti nell’animo, come tu sei; anzi, per più vero dire, t’ho io medesima fatto cotale. E di vero le cose che restano a dirsi sono di maniera, che, messe in bocca e assaggiate così un poco, pare