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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Della consolazione della filosofia.djvu{{padleft:78|3|0]]era lungamente potentissimo stato; e non è dubbio che amendue vollero rinunziare la potenza loro: e Seneca di più le ricchezze, che egli aveva grandissime, tentò di dare a Nerone, e ritirarsi in una vita solitaria per potersi riposare: ma nè l'uno nè l'altro, mentre che la grandezza loro, che dovevano mal capitare, per forza tira, fece quello che fare avrebbe voluto. Qual dunque potenza è questa, della quale chi l'ha teme, la quale chi vuole avere non è sicuro, e chi vuole lasciarla non può? Dobbiam noi forse credere o possiamo sperare che gli amici la ci difendano, i quali non la virtù ci aggiugne, ma la fortuna? Or non sai tu che colui, cui la ventura fece amico, farà la disavventura nemico? E qual peste si può trovare più efficace a nuocere, che un famigliare che ti sia nemico?


LE QUINTE RIME.

Chi vuol veracemente
  Esser possente, vinca e domi pria
  La sua sfrenata mente;
  Nè per ardente indegna voglia ria
  5Sommetta il collo ad empio giogo e vile:
  Perchè, sebben dal mar Indico a Tile
  Sian temute tue leggi, e tu non possa
  Scacciar da te le nere
  Cure, e dar bando alle meste querele,
  10Questa non è nè dee chiamarsi possa.


PROSA SESTA.

Ora venendo alla gloria, oh quanto è ella fallace! quanto ancora molte volte vergognosa! Onde non a torto gridò quel tragico:

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