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Oh gloria, gloria, che di noi mortali
Alla parte maggior sei nata solo
Per l'orecchie gonfiar, nè altro vali!

Perciocchè molti hanno spesse volte tolto dalle false opinioni del volgo la grandezza del nome loro: del che qual si può pensare cosa più sozza? perchè coloro, i quali sono falsamente lodati, forza è che, vergognandosi delle lor lodi, arrossiscano; le quali, posto che ancora siano meritamente acquistate mediante l'opere, che però aggiugneranno elleno alla coscienza d'uno uomo savio, il quale non dalle grida del popolo, ma colla verità della coscienza il suo bene misura? E, se pure l'avere cotal nome divulgato pare che bella cosa sia, séguita che il non averlo disteso si giudichi sozza. Ma essendo necessario, sì come io poco fa disputai, che molte nazioni si ritrovino, alle quali la fama d'uno uomo solo pervenire non possa, ne viene che colui, il quale tu stimi glorioso, paja in un altro paese, dico ancora prossimano, non avere gloria nessuna. Nè penso io per me che tra queste cose debba non dirò mettersi, ma ricordarsi il favore popolare, il quale nè viene da giudizio, nè dura mai fermo. Ora quanto alla nobiltà, chi non vede oggimai quanto sia vano, quanto disutile e di niuno momento cotal nome? perciocchè, se tu vuoi riferirla alla chiarezza, ella non è nostra, ma d'altrui; conciosiacosachè la nobiltà non pare che sia altro che una certa lode che dalli meriti venga de' padri e passati nostri: ma, se cotale chiarezza nasce dall'essere lodato e celebrato, quegli solamente fieno di necessità chiari, i quali e lodati e celebrati

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