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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Della consolazione della filosofia.djvu{{padleft:93|3|0]]no nessuna natura di nessuna cosa è possibile che sia del suo principio migliore. Laonde con verissima ragione conchiudere si può, che quello che è il principio di tutte le cose, è ancora per natura e sostanza sua il sommo bene. Dirittissimamente, dissi io. Ed ella: Ma noi abbiam conceduto che il sommo bene sia la beatitudine. Così è, dissi. Dunque è di necessità, soggiunse, che noi confessiamo Dio essere la stessa beatitudine. Io non posso, risposi, nè contrastare alle primiere proposte, e veggo che questo, che tu ora ne inferisci, è da quelle conseguente. Risguarda un poco, rispose ella, se noi potessimo provare il medesimo più fermamente, dicendo che due sommi beni, i quali siano tra sè diversi, essere non possono, perciocchè due beni che discordano tra loro, manifestamente non sono l'un quello che l'altro, conciosiachè ad uno d'essi manchi l'altro. E chiara cosa è, che quello il quale non è perfetto, non è il sommo bene; dunque in nessun modo quei beni che sono sommi, possono essere diversi; e noi pure abbiam sillogizzato che amendue, la beatitudine e Iddío, sono il sommo bene; per la qual cosa necessariamente seguita quella essere la somma beatitudine, che sia la somma Divinità. Nessuna cosa, risposi io, nè più vera in effetto, nè più ferma di ragione, nè più degna di Dio può conchiudersi, che questa. Ed ella: Dunque sopra queste, rispose, non altramente che sogliono i geometri, i quali, poscia che hanno dimostrato le loro proposte, ne inferiscono alcune cose, che essi chiamano porismati, e noi potremmo per ventura dir vantaggi; così ti darò ancora io come