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62 | Lettera Decima. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Dieci lettere di Publio Virgilio Marone.djvu{{padleft:69|3|0]]rossore d’essere ridotti a non usar altro oggimai, fuorché la China-China, le cavate di sangue benche senza numero fisso, e le Tisanne. Io trovo di potere soccorrere gli uni e gli altri ampiamente con la gran suppellettile di Poesie, che rimangono inutili, e condannate all’oblio dopo il bando lor dato dagli antichi. Uditemi, e decidete. Io dico per esempio.
Sonnifero efficacissimo. Recipe.
Una Scena o due prese a caso dalla Rosmonda, dalla Sofonisba, dal teatro del Gravina, e stemperate con mezza scena delle Comedie moderne.
Purgante prontissimo. Recip.
Alcune carte dell’Iliade tradotta dal Salvini mescolate con qualche Prefazione, o Prosa Fiorentina.
Strignente e indurante. Recip.
Tre o quattro versi lirici dell’Abate Conti, una strofe de’ Cori delle sue tragedie; si leghino con un terzetto Dantesco.
Vomitorio infallibile. Recip.
Venti versi, detti Alessandrini, con infusione d’ingiurie, e di pedanteria, come s’usa.
Emolliente. Recip.
Un Recitativo, e un’arietta di dramma involti in una carta di Musica, e così applicati alla parte.
Vescicanti. Recip.
Un capitolo dell’Aretino, impastato delle quistioni intorno alle Lammie, ai Teatri, all’Usura, alla Magia, al Probabile ec. ec. secondo il metodo de’ Novellisti letterarj. Fanne il Cerotto caustico, ma levalo dopo un’ora, e avrà operato.
E così dite del resto, che troppo lungo sarebbe dir tutto. Voi vedrete una Farmaceutica nuova, e forse più utile dell’antica. Così tanti versi potran servire ad