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di castruccio 253

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Discorsi sopra la Prima Deca di Tito Livio (1824).djvu{{padleft:585|3|0]]Piero fratello del re Ruberto e Carlo suo nipote e Filippo signore di Taranto. E dalla parte di Castruccio non aggiunsero a trecento; intra quali morì Francesco figliuolo di Uguccione, il quale, giovinetto e volenteroso, nel primo assalto fu morto.

Fece questa rotta al tutto grande il nome di Castruccio; in tanto che a Uguccione entrò tanta gelosia e sospetto dello stato suo, che non mai pensava se non come lo potessi spegnere, parendogli che quella vittoria gli avessi non dato ma tolto lo imperio. E stando in questo pensiero, aspettando occasione onesta di mandarlo ad effetto, occorse che e’ fu morto Pier Agnolo Micheli in Lucca, uomo qualificato e di grande estimazione, l’ucciditore del quale si rifuggì in casa Castruccio; dove andando e’ sergenti del capitano per prenderlo, furono da Castruccio ributtati, in tanto che lo omicida mediante gli aiuti suoi si salvò. La qual cosa sentendo Uguccione, che allora si trovava a Pisa, e parendogli avere giusta cagione a punirlo, chiamò Neri suo figliuolo, al quale aveva già data la signoria di Lucca, e gli commise che, sotto titolo di convitare Castruccio, lo prendesse e facesse morire. Donde che Castruccio, andando nel palazzo del signore domesticamente, non temendo di alcuna ingiuria, fu prima da Neri ritenuto a cena, e di poi preso. E dubitando Neri che nel farlo morire senza alcuna giustificazione il popolo non si alterasse, lo serbò vivo, per intendere meglio da Uguccione come gli paressi da governarsi. Il

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