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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Disputa sull'idea del commercio.djvu{{padleft:3|3|0]]e trasportare, cambiare e produrre in una maniera qualunque sono due azioni fra loro totalmente diverse e che si debbono assolutamente considerare a parte».
II.
Dopo la lettura di questo passo ognuno può domandare: come mai l’economia politica sia così poco inoltrata da lasciar luogo a dispute di questa fatta? Come mai le parole in bocca dell’economista debbano avere un significato diverso da quello che vien inteso sia dal pubblico sia dalla giurisprudenza, trattandosi di difinire lo stesso fatto? Oltre tutto questo si tratta di sapere se sia prezzo dell’opera di occuparsi di questa disputa, malgrado che sia stata proposta da uno scrittore riputato? — Fermandoci a quest’ultima quistione noi dobbiamo domandare se la disputa sulla definizione del commercio sia puramente scolastica o se pure sia anche civile. Se fosse meramente scolastica noi non spenderemmo tempo e fatica intorno alla medesima perocchè il mondo anderebbe secondo la sua natura a dispetto degli scrittori. Ma se per lo contrario fosse anche quistione civile noi crederemmo conveniente di entrare nel fondo, perocchè per lo meno ci premerebbe di sapere con quale officio pubblico dovremmo trattare i fatti nostri. Or qui ci conviene osservare che il commercio venendo nelle incivilite società esercitato in due diverse maniere, il suo nome riceve due sensi speciali. A norma quindi di questi due sensi vengono cangiati i rapporti, e le discipline. Nella favella italiana la Mercatura inchiude un senso che la distingue dall’altro commercio comune