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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Disputa sull'idea del commercio.djvu{{padleft:7|3|0]]forma il secondo estremo. Entro questi due estremi sta la mercatura; ed il complesso di tutte le funzioni necessarie per effettuare questi estremi costituisce la mercatura medesima. Ma qui come ognun vede non si verifica che un modo speciale di commercio vale a dire il mediato. Un uomo acquista in via di eredità un orto in città nel quale vi sono fraghe e frutti. Chiunque ne brama va a riceverne contro denaro dalle mani del padrone. È vero o no che questi fa commercio dei frutti dell’orto suo? Qual vendita e rivendita intervenne qui? Quale trasporto poi si effettua in questo caso? La mancanza del primo estremo viene opposta al sig. Say: quella del secondo al sig. Dunoyer.
Ma volendo solo disputar col primo che cosa ne risulta? Esser vero che si può commerciare senza una compra per rivendere, come si può commerciare colla medesima. Quindi ne sorgono due maniere di commercio. La prima dir si può civile ed immediata; e l’altra mercantile e mediata. La prima riceve il nome generico di contrattazione, senza che ivi si ponga mente per qual modo il possessore abbia acquistato la cosa da lui venduta. La seconda riceve il nome di mercatura nella quale il commercio vien fatto mediante compra colla destinazione e col fatto della rivendita. Da ciò si vede che la mercatura costituisce una specie particolare di commercio la quale si ravvisa dai modi speciali propri a lei. Diffatto il mercante è un intermediario fra i produttori e i consumatori. Se taluno comprasse per non rivendere non sarebbe più mercante ma mero acquirente. Se taluno smerciasse robba altrui non sarebbe mercante ma commissionario. Se taluno smerciasse roba propria non comprata per rivendere