< Pagina:Dodici monologhi di Gandolin.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
78 il veterano al congresso

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Dodici monologhi di Gandolin.djvu{{padleft:84|3|0]]sizione l’abbiamo presa, in mezzo a un macello, ma mentre si stava lassù ed i nemici scappavano, guardammo al basso.... Quattro dei nostri, su i fucili incrociati, portavano Mameli tutto lordo di sangue.

Quasi per salutarlo provammo a cantargli: Fratelli d’Italia.... ma ci rimase strozzata qui nella gola. Fu allora che io presi il comando della Compagnia. A venti anni, capite, ero capitano. Eh, ho fatto una bella carriera, ostregheta! Fate un po’ il conto: capitano nel ’49, venti anni dopo entro dalla breccia di porta Pia col grado di tenente dei bersaglieri. Più andavo avanti e più tornavo indrio! E sapete il perchè? Perchè, non fasso per vantarme, ho fatto tutte le campagne. Sono storie?.... È la sacrosanta verità. Entrai nell’esercito col grado di sottotenente, ma tutte le volte che Garibaldi chiamava.... buona notte, san Marco! Elo ciamava, e mi buttavo in aria berretto, filetti, carriera e via. Poi tornavo al reggimento, ma il colonnello me diseva: Lei l’è una testa bruciata; lei non andrà mai avanti ed avrà dei grandi dispiaceri.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.