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Catt... — disse, balzando di qua e di là, battendo le mani, fiammeggiando negli occhi, — voi siete insopportabile! Perchè andate a immaginarvi queste cose? Perchè tormentate quel povero ragazzo? Perchè la donna ebbe un pretendente vuol dire che...

— Caro amico, non vada in collera, ecco! — disse il re di picche. E gli fece vedere la lettera anonima giunta dal paese di Costantino.

Il cappellano si fece serio; pregò l’ex-maresciallo di lasciargli la lettera; poi gli chiese:

— Voi prendete denaro dal Ledda?

— Certo: qualche piccola cosa. È forse disonesto? Non arrischio io la cella col favorirlo?

— E voi credete compiere il vostro dovere facendo ciò che fate?

— Cosa è il dovere? Se far del bene al prossimo è il nostro dovere, io lo faccio.

L’altro rileggeva attentamente la lettera.

— Io lo faccio; e questo è niente. Quando sarò libero, se le persone influenti di cui dispongo non mi faranno rimettere al mio posto, conto di occuparmi appunto della corrispondenza clandestina di tutti i condannati d’Italia. Una specie di agenzia...

— Non tarderete a ritornar qui...

— Eh! Eh! farò le cose a dovere: agenzia segreta, caro amico. E poi...

— Le grazie anche! — disse l’altro, ripiegando la lettera. — Perchè lusingate così questi poveri disgraziati?

— Le grazie anche! — rispose freddamente il Burrai. — Ebbene, anche fosse soltanto una lusinga,

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