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— Ah, — disse — i fratelli fecero a me ciò che Caino fece ad Abele. Non bastano vacche e pecore per ridonarmi vita e compensarmi!
— Ebbene, questo non importa, — riprese il sindaco, fisso nella sua idea. — Tu che hai viaggiato, dimmi, hai visto da un’alta montagna i paesi sparsi nelle sottostanti campagne? Ebbene, non sembra di vedere tante case, in ognuna delle quali vive una famiglia?
Costantino cominciò a seccarsi per i discorsi del sindaco, e rispose che voleva lasciare il paese, andarsene via, lontano, non tornare mai più.
— Tu non andrai via. No, non andare, — gli consigliò l’altro. — Dove vuoi andare? Devi restare qui, dove tutti siamo fratelli.
Poi venne il dottor Puddu, con un grande ombrello grigio-sporco, e andò a guardare cosa c’era dentro la pentola.
— Voi siete tanti delinquenti perchè mangiate delle porcherie, — cominciò a gridare con la sua voce rauca, picchiando con l’ombrello sulla pentola.
— Non la rompa! — disse Isidoro, — e scusi tanto che quella non è porcheria. Son fave e lardo e salsiccie.
— E il lardo non viene dal porco? Siete tutti porci, qui.... Tu dunque sei tornato, buona lana? — si rivolse a Costantino. — Io ho visto morire colui. — Chi? chi? — Giacobbe Dejas! Egli è morto di mala morte, come meritava. Tu ti prenderai una purga, domani. Dopo un viaggio è assolutamente necessaria.