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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Dopo il divorzio.djvu{{padleft:248|3|0]] sua figlia, credendo di cambiare stato, ed ora muore di fame peggio di prima: Giovanna Era fece quel che fece, credendo di raggiungere il cielo in terra, ed invece si trova come una rana infilzata viva in una pertica.
— Ma la bastona, colui? — domandò Costantino, cupo.
— Egli non la bastona, ma vi sono maltrattamenti peggiori delle bastonate. L’hanno presa per una serva, sai; per una schiava, anzi. Sai come gli antichi trattavano gli schiavi? Così ella vien trattata in quella casa.
— Ebbene, che crepi! Beviamo alla sua dannazione! — disse Costantino alzando il bicchiere.
Nell’udire che Giovanna era infelice, egli provava la gioia crudele, fatta di spasimo quasi fisico, che provano i bambini nel veder bastonato un loro compagno malvoluto.
Dopo pranzo i due uomini uscirono fuori e si coricarono all’ombra del fico selvatico. Il meriggio era caldo; l’aria immobile odorava di papaveri, l’orizzonte svaporava cenerognolo come nei meriggi estivi, e le api ronzavano suonando le loro piccole trombe monotone. Costantino, stanco, disfatto, s’addormentò subito; ma il pescatore non potè chiudere occhio. Una cavalletta verde saltava sull’erba e sui papaveri con un aspro tic-tic; ed Isidoro allungò il braccio e cominciò a darle la caccia, mentre pensava:
— Io so perchè egli vuole andarsene. Egli le vuole ancora bene, povero fanciullo: s’egli resta qui soffrirà come San Lorenzo sulla graticola. Eccolo lì,